“Oggi sono moglie e mamma felice, ieri ero sull’orlo del baratro”

Rosa ci accoglie tenendo in braccio le sue due gemelline. Hanno pochi mesi. Sono la testimonianza più vera e significativa del ritorno alla vita della loro mamma. Il papà è accanto, culla con lo sguardo le tre donne della sua vita. Molto probabilmente non sa il passato di Rosa. O forse, invece, finge di non sapere per non riaprire vecchie ferite. Rosa in questa intervista accetta di riaprirle per qualche momento. Ha vinto la sua comprensibile ritrosia, lo ha fatto pensando all’importanza di gridare alle ragazze, dalle colonne del nostro giornale, tutta l’assurdità di cadere nella dipendenza emozionale dal cibo, sia essa rifiuto o consumo in eccesso.
- Si dice che i giovani che sprofondano nell’anoressia siano in genere molto belli, molto intelligenti e particolarmente sensibili. Ti riconosci in queste definizioni?
“Mah, non spetta a me dirlo. Gli altri dicevano in effetti che ero bella, a scuola andavo bene e caratterialmente puntavo sempre alla perfezione. Certamente ero una ragazza che non si accontentava mai dei risultati raggiunti, cercava sempre qualcosa in più”.
- E poi che cos’è successo un giorno? Come è cominciata la tua discesa nel tunnel dell’anoressia?
“Non posso individuare un giorno preciso in cui ho cominciato la discesa, riesco solo a ricordare quel giorno in cui per la prima volta ho capito che non mangiare non era più solo un gioco, una sfida con me stessa. Era diventata una malattia, qualcosa che mi stava distruggendo. Quel giorno, guardandomi allo specchio, avrei voluto morire. Prima di allora per me l’anoressia era una parola senza senso, una gara con le amiche a chi portava la taglia inferiore, a chi riusciva a stare in piedi mangiando di meno. E forse soprattutto era una competizione con me stessa: volevo essere sempre più perfetta”.
- E i tuoi genitori? Che ruolo ritieni possano avere avuto in tutto questo?
“Sinceramente non mi sento di dare loro alcuna colpa. I miei genitori mi hanno sempre voluto bene, forse anche troppo. Erano sempre con il fiato sul collo, orgogliosi di questa loro figlia senza apparenti difetti, pronti a incentivarmi a fare sempre di più, sempre meglio. Ecco, forse anche questo ha contribuito a farmi entrare in una sorta di “loop” nel quale senti di non dover mai fallire, di non poterli deludere”.
- Che cosa è successo quando hanno scoperto la tua anoressia?
“Penso sia crollato loro il mondo addosso. Io sono riuscita a tenerlo nascosto per molto tempo. Sai, al giorno d’oggi quasi tutte le ragazze fanno la dieta, mangiano poco per non ingrassare. Ai loro occhi anch’io rientravo in questo gruppo. Poi però i chili diminuivano sempre, ho cominciato a non avere più il ciclo mestruale e soprattutto si sono accorti che a cena non stavo più seduta a tavola. Mi alzavo di continuo per andare in bagno. Vomitavo ogni boccone, era diventato impossibile trovare giustificazioni a queste continue assenze. Una sera mi ha scoperto la mamma, anche se credo che sospettasse qualcosa già da tempo ma non aveva il coraggio di affrontare la situazione”.
- Che cosa ti ha dato la forza di uscire dal tunnel?
“Forse proprio le troppe lacrime che ho visto versare ai miei genitori. Ricordo in particolare mio padre. Non lo avevo mai visto piangere prima di quel periodo. Volevo cercare di fregarmene, di pensare solo a me stessa, di chiudere ancora una volta gli occhi di fronte al problema ma non era possibile. Ho capito allora che io potevo anche morire, in quel momento non mi interessava, ma non era giusto causare tutta quella sofferenza a chi mi aveva dato la vita. Dall’amore per i miei genitori ho trovato la forza di reagire, anche se è stata dura. Anni di battaglie, di illusioni, di ricadute. Uscire dal tunnel è difficilissimo, questo bisogna gridarlo alle ragazze. E spesso quando capisci di volerne uscire è troppo tardi. Non ce la fai più. E’ come la droga, una dipendenza vera e propria”.
- Sono passati anni, ma tu ce l’hai fatta. Oggi sei moglie e mamma felice di due gemelline...
“Sono felice, è vero, e mi sembra incredibile essere addirittura riuscita a mettere al mondo due bambine dopo essermi ridotta anni fa praticamente a uno scheletro ambulante. Però i fantasmi del passato a volte ritornano, non so se si possa mai dire di avercela fatta. Ogni giorno apro gli occhi e ringrazio Dio di avere una famiglia, un lavoro, queste due splendide bambine che mi riempiono la vita. E’ questo il segreto per restare lontani dalla paura, avere ogni momento della giornata occupato e accompagnato da un sorriso”.

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