UN CAMMINO LUNGO UN GIORNO

UN CAMMINO LUNGO UN GIORNO” è un documentario inedito girato da Filippo Ticozzi con la collaborazione di Nicola Grignani e commissionato dalla nostra associazione con lo scopo di avere a disposizione un prodotto video da proporre alle scuole. Il breve documentario segue in modo non lineare una giornata dei bambini che abitano il villaggio di El Poshte, in Guatemala. El Poshte è un piccolo villaggio non lontano dalle città, dalle strade dove passano i pullman e le auto. O meglio non è lontano in linea d’aria, ma non ci sono praticamente strade per arrivarci. Bisogna arrancare in fuoristrada o a piedi per arrivarci. Il documentario si concentra sui bambini lasciando in secondo piano gli adulti, bambini di tutte le età sino a un massimo di 14 anni. Il documentario racconta l’infanzia vissuta dall’altra parte delmondo. Vissuta con serenità e con un ritmo diverso dal nostro ma altrettanto vitale (o meglio altrettanto legato al ritmo vitale). Le azioni, gli eventi di tutti i giorni (la colazione, la scuola, il lavoro, il gioc,ecc) eseguiti con la naturalezza di chi ha una abitudine quotidiana segnano ancora più l’estraneità col nostro mondo. Estraneità: vivere senza luce, lavorare la terra, portare grosse cataste di legna sulle spalle. Ma per converso, essere sempre insieme, essere diventati una piccola società quasi autarchica di bambini (lavorano, “producono”, studiano. Giocano insieme nonostante le differenze d’età. Vanno d’accordo perché sanno istintivamente che non andar d’accordo vivendo in un bosco sarebbe difficile). Differenze abissali da noi, senza mostrare bimbi malati né bimbi moribondi. Le azioni sono contrappuntate da brevi interviste ai bambini. Le interviste quasi mai hanno lo scopo di guidare la narrazione, ma sono piccole testimonianze che hanno lo stesso valore delle azioni. Si è cercato di rimanere a “livello bambino”, senza questioni difficili o trabocchetti, ma cercando invece un rapporto paritario tra intervistato e intervistatore. Lo sviluppo che le interviste danno non è, come dicevo, narrativo, ma, se proprio volgiamo definirlo, psicologico. Alcune risposte all’apparenza banali danno l’idea abbastanza precisa di quello che si muove dentro le piccole teste, tra sincerità, paura di quello che non si conosce e ferma convinzione.

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