Il 14 Marzo ripartirò alla volta del Guatemala

Carissime amiche ed amici,
il 14 Marzo ripartirò alla volta del Guatemala.
Nuovamente e con gioia.
Certo non è la prima volta ma ogni viaggio ha una sua storia,una biografia sua propria,un colore nuovo.
Anche questa volta sarà la rinnovazione di un'amicizia consolidata negli anni e, allo stesso tempo, la scoperta di luoghi e volti inediti.
Leggere,studiare e viaggiare: beata la persona che puo' permettersi queste attività.
Beato colui che riesce sempre a tenere accesa la lampada del pensiero, e attraverso le capacità straordinarie della mente mediate dalla tenerezza del cuore può giungere ad immaginare orizzonti nuovi, un mondo più giusto e più umano, un pianeta libero dallo sfruttamento indiscriminato delle sue risorse naturali e degli uomini che lo abitano.
Utopia, passione e visione si confondo e si compenetrano.
Una vita sarebbe assai vana, disincarnata, se rinunciasse a lottare per attualizzare e rendere reale cio' che sta nelle sfere delle pure idealità.
Si cammina più saldi nella terra se le fondamenta dell'anima sono plasmate da idee di liberazione e da non banali sentimenti di giustizia e di pace.
Armato da questi pensieri ritorno laggiù, in Centroamerica, nella terra degli antichi Maya.
Mi faccio accompagnare da tre personaggi contemporanei e illustri di cui vi partecipo alcuni concetti.
Il primo e' Gustavo Gutiérrez, sacerdote peruviano, fondatore della Teologia della Liberazione.
Ho avuto modo nei mesi scorsi di approfondire il suo pensiero.
Il suo è un testo decisivo per chi si accosta alle problematiche dell'America Latina. Come "Le vene aperte" di Galeano.
Ecco un passaggio della sua imponente speculazione teologica.
"Povertà è un termine equivoco.(...). Il termine povertà designa in primo luogo, la povertà materiale, cioè la carenza di beni economici necessari per una vita umana degna di questo nome. In tale accezione la povertà e' vista come qualcosa di degradante ed è rifiutata dalla coscienza dell'uomo d'oggi. Anche chi non è, o non vuole essere, cosciente delle cause profonde di tale situazione, considera che si debba lottare contro la povertà. Ma negli ambienti cristiani si ha tendenza, spesso, a dare alla povertà materiale un significato positivo, a vederla quasi come un ideale umano e religioso, un ideale di austerità e di indifferenza di fronte ai beni di questo mondo, condizione di una vita conforme all'evangelo. Questa impostazione porrebbe le esigenze cristiane in contrasto con la grande aspirazione degli uomini consistente nel volersi liberare dalla sottomissione alla natura, eliminare lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo e creare ricchezza per tutti.(...)
Il termine 'povero' puo' sembrare non solo impreciso e intreeccelesiale ma anche un poco sentimentale, con la conseguenza di diventare asettico. il 'povero' oggi è l'oppresso, l'emarginato dalla società, il proletario che lotta per i suoi più elementari diritti, la classe sociale sfruttata e spogliata, il paese che combatte per la sua liberazione. La solidarietà e la protesta di cui parliamo rivestono, al mondo d'oggi, una inevitabile colorazione politica, in quanto racchiudono un significato di liberazione. Optare per l'oppresso corrisponde ad optare contro l'oppressore. Oggi e nel nostro continente, solidarizzare col 'povero', visto in questa luce, significa correre rischi personali, fino a mettere in pericolo la propria vita. Questo capita a molti cristiani e no, impegnati nel processo rivoluzionario latinoamericano. Nascono, così, nuovi modi di vivere la povertà, diversi dalla classica rinuncia ai beni di questo mondo" (da 'Teologia della Liberazione', Queriniana edizioni, p.327.341-342).
In Guatemala ritorno perchè condivido i versi di questa poesia di Alfonso Gatto:
Il Dio povero
Il Dio povero all'ala della sera
al rapinoso grido alzava il volto,
al pensiero remoto che lo chiama.
E sorridendo a credersi sottile
senza rumore col suo passo eguale
alla dolcezza dell'essere credeva.
Parve a se stesso innamorato, buono,
da amare con parole che le mani
accompagnano a lungo le parole
comuni che non sembrano mai dette.
(...)
E con Giorgio Gaber concludiamo l'esposizione del pensiero a sostegno del viaggio:
Ho visto aiutare chi sta male
sperare in un mondo più civile
ho visto chi si sa sacrificare
chi è sensibile al dolore
ed ho avuto simpatia.
Ho visto tanti figli da educare
e la gente che li cresce con amore.
Ho visto genitori comprensivi
e insegnanti molto bravi
pieni di psicologia
Ma non ho mai visto nessuno
buttare lì qualcosa e andare via.
("Buttare lì qualcosa" di G. Gaber, tratto da "Anche per oggi non si vola", 1974)
Con questa immagine sintetica e significativa della gratuità vi saluto in sincerità ed amicizia.
Il viaggio, semplicemente, continua.
Arrivederci al 3 Aprile.

Emanuele Chiodini

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